Cari ragazzi e cari genitori,
un mio caro amico prete, compagno di molte escursioni in montagna, ha fatto la scelta di andare in Africa come missionario. Mi ha mandato una breve testimonianza del suo primo periodo in questa terra di missione. Ve lo mando come augurio di Natale, perché ciascuno di noi non viva in modo abitudinario e superficiale il Santo Natale.
In italiano abbiamo una espressione per indicare un luogo sperduto e disabitato. Diciamo “Un luogo dimenticato da Dio”. Quando insieme a don Angelo o don Francesco, partiamo con la jeep e magari dopo un’ora di strada sterrata raggiungiamo una chiesetta nel mezzo della savana, verrebbe da pensare che siamo in un luogo dimenticato da Dio. E invece no perché anche la chiesa più sperduta, magari ancora in mattoni a vista con il tetto in paglia o non esattamente “in bolla” è già abitata dal Corpo di Cristo che è la Chiesa vivente. Qui i cristiani non hanno la fortuna della Messa tutte le domeniche e soprattutto non hanno la fortuna di una chiesa praticamente sotto casa. Eppure Dio li ha raggiunti e chiamati scegliendo di abitare in mezzo a loro e in loro. Il primo missionario gesuita arrivò da queste parti solo 100 anni fa ma gli africani sono un popolo paziente, abituato ad aspettare senza la nostra fretta. Ci sono voluti quasi duemila anni ma Dio non si è dimenticato di nessuno. Diventando uomo per amore di ogni uomo ha accettato anche lui di farsi paziente e di sottomettere il suo amore ai tempi degli uomini. Sono però sicuro che la sua gioia è grande quando i suoi figli si radunano per incontrarlo e riceverlo anche in Chiese che non hanno ancora la bellezza delle nostre cattedrali ma sono più simili alla capanna di Betlemme. Dio ha scelto di rinunciare a qualche comfort ma non ha voluto rinunciare all’amore grande e semplice di sua mamma Maria e di suo padre Giuseppe. L’incarnazione ci annuncia questa vicinanza di Dio sempre e per ogni uomo. Dio non si è dimenticato di nessuno… più facile che noi ci dimentichiamo o abituiamo troppo a un Dio che ha scelto di abitare sotto casa nostra. Buon Natale!
Il Rettore Don Guido Gregorini