SANTAPASQUA2025
CERCATORI DI SEGNI DI SPERANZA
In questi tempi cupi dove trovare segni di speranza?
Dove cercare quelle piccole fiammelle di luce che possono rischiarare il buio della storia?
Al Giubileo della Comunicazione Papa Francesco parlando ai giornalisti ha utilizzato un’immagine molto evocativa per ricordare la loro missione. Ha chiesto di essere “come i cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita”.
Anche noi siamo invitati a cercare instancabilmente quei frammenti dorati che si trovano nella nostra esistenza e nella vita del mondo.
È l’invito che rivolgo sempre ai miei alunni e ai miei docenti di cercare sempre quei segni di luce e di speranza che aprono il nostro cuore alla realtà e lo ridestano alla vita. La tentazione sempre in agguato è quella di lasciarsi prendere dallo scoramento e dal pessimismo.
Nel libro Le città invisibili di Italo Calvino, proprio al termine del viaggio che l’autore ci fa percorrere, troviamo questa frase folgorante:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiano stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Non credo che l’inferno sia già qui.
C’è anche tanto bene e tanta bellezza intorno a noi.
Però è vero che a volte il male ci sorprende e ci stordisce e la realtà che ci circonda smette di essere luminosa e positiva. Per non soffrire ci rassegniamo. Oppure ci lasciamo prendere dalla lamentela, dalla polemica e dal pessimismo, non facendo altro che amplificare il malessere. Occorre un sussulto di vita, un ridestarsi coraggioso, uno scuotersi da tutto il male che ci circonda.
Cercare e saper riconoscere chi e che cosa inferno non è. Dicendo chi, e non solo cosa, Calvino sembra suggerirci che ci sono persone che a differenza della moltitudine, non si sono conformate a questo ambiente negativo; persone non rassegnate o incattivite dalla vita ma portatrici genuine di speranza. Calvino suggerisce anche il metodo per trovare nella realtà ciò che inferno non è: occorre attenzione e approfondimento continuo. Non si può essere distratti o superficiali. E poi: non solo riconoscere il bene, ma farlo durare e dargli spazio; cioè prendersene cura per farlo crescere nel tempo.
Esercizio cristiano sarà allora cercare di riconoscere nella nostra vita e nella vita del mondo quei frammenti di paradiso in terra, capaci di donare gioia e pace a chi li incontra. Prendersi cura di questi frammenti, come piccoli germogli da custodire e coltivare, perché nel tempo portino frutti.
In questo anno siamo invitati a guardare a Papa Francesco che uscito dall’ospedale e provato dalla malattia, avendo sperimentato da vicino il fiato della morte, ha ringraziato e rinnovato il suo sì deciso alla vita e al Signore. Congedandosi dal Policlinico Gemelli, al termine di un ricovero durato 38 giorni, ha rivolto questo messaggio:
“In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose”.
Cristo non è venuto ad eliminare la croce, ma ad illuminare di senso e di speranza persino la croce. A noi è chiesto di scorgere segni di risurrezione nella fatica e nelle prove di tutti i giorni. Per iniziare ad essere testimoni di speranza in ogni circostanza della vita.
BUONA PASQUA!
Don Guido Gregorini, Rettore del Collegio Ballerini
